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      FilottranoDi Roma, 1° aprile 1848
      A.[mica] C.[arissima]Dirigo dunque questo mio foglio a Filottrano, nel qual luogo dovete già essere secondo le indicazioni da Voi datemi coll'ultima vostra del 19 marzo. Lessi in quella gli auguri che mi fate pel mio onomastico, e ve li rendo per l'onomastico vostro, ben prossimo ad arrivare. Il primo fra tutti i voti, e quello che deve riuscirvi più accetto, sia il desiderio che vostra figlia trovi felicità nello stato matrimoniale a cui va incontro. Il partito, a quanto mi dite, non è cattivo, anzi buono. Se poi gli animi si accoppieranno bene come le fortune, andrà ancora meglio. Non mi sorprende, ma quasi, questa predilezione di Mitirdola per Filottrano al confronto di Ancona. Ma capisco che il passare in Ancona tutti i mesi di maggio può renderle anche più grato il soggiorno di quella città per la non consuetudine del dimorarvi. Quando poi villeggerà a Sirolo, la pregherò di un paternoster per me al SS.mo Crocefisso.
      Il galantuomo dell'utile-dulci non son io, ma sarà qualche altro galantuomo peggio di me, cioè peggio, volli dir meglio, ma quel peggio dice pur tanto quando si adoperi per rappresentante di aumento o superiorità. Io non scrivo più nulla, perché nulla posso più scrivere, ma me ne trovo contento. La mia salute cammina sempre come un gomitolo: la va senza gambe giù per la china; eppure la va, poiché il centro la chiama. In alcune opere il finis è la più bella parola, e la mia vita appartiene allo scaffale di quelle tali opere cosiffatte.


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Lettere a Cencia
Volume Primo e Secondo
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 246

   





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