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      Vedrem poi che cosa accadrà del coronat. O raggi o corna. Matilde mia, un paternostro per me al SS.mo Crocifisso di Sirolo. I vecchi volgono gli occhi alla casa; e qual'è la casa dell'uomo? Eccovi una buona mezza-porzione di morale.
      Ciro vi riverisce e saluta. Io vi prego di dire mille frasi amichevoli in mio nome a tutti i vostri.
      Sono sinceramente
     
      Il V[ostr]o aff[ezionatissi]mo a[mi]co e serv[itor]eG.G. Belli
     
     * * *

      Alla Nobile e Gentil Donna
      Sig.a Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti
      Macerataper Morrovalle
      Di Roma, 22 Xcembre 1848
      G[entilissi]ma Amica
      Neppur'io sapeva più nulla dell SS.re Chichi, presso le quali mi recai però jeri in conseguenza della dimanda da voi fattamene colla Vostra del 17. Potrei a simil soggetto ripetervi la descrizione che ve ne feci nella mia precedente, sennonché la Sig.a Nanna mi è sembrata anche un poco più decaduta. M'incaricarono entrambe di porgervi molti saluti.
      Per soddisfare ora alla vostra richiesta intorno allo stato mio, vi dico esser questo il solito: sempre male di capo, sempre reumi, sempre fiacchezza, noia d'animo e prostrazione di mente. In quanto a Ciro, egli sta bene, benché magro e pallidotto, effetto forse delle molte fatiche che va sostenendo al tribunale; di che mi viene anche un altro dispiacere, quello cioè di non averlo meco quasi mai. Lo vedo per tre momenti al giorno. Quando si alza, all'ora di pranzo e all'ora di cena: anzi in queste due circostanze mi trova sempre a tavola e mi lascia a tavola.


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Lettere a Cencia
Volume Primo e Secondo
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 246

   





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