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      Mi pare non poter più dubitare che noi dentro il corrente mese saremo in Roma. Mi piacerebbe assai di avere un lassa [sic] passare non già perché abbia voglia di portare oggetti sottoposti a dazio, ma solo per non avere la noja di passare in dogana. Voi, che me lo procuraste un'altra volta, fatemi il piacere di occuparvene anche adesso, e rispondetemi subito onde possa sapere se si può avere.
      Ditemi una parola sulla vostra salute, e due rapporto a Ciro.
      Noi stiamo tutti bene. Pirro vi abbraccia, Matilde vi saluta. Il resto a voce: intanto credetemi costantemente
     
      L'amica v[ostr]a aff[ezionatissi]ma[non si legge sotto la cancellatura]
     
     * * *

      All'Onorevole
      Sig.r Giuseppe Gioachino Belli
      via Monte della Farina
      N. 18 Roma
     
      [Di mano del Belli: R° il 1° febbraio 1840]Morrovalle, 26 dicembre 1839
      Amico Car[issi]moHo ricevuto la raccolta di piccola porzione delle vostre poesie: le ho gradite sommamente, e ve ne ringrazio tanto tanto tanto. Vi confesso che appena giuntomi il libro ho dato una scorsa ad ogni principio di sonetto per sospetto che ve ne fosse alcuno di quelli che faceste per me. Se anche un solo ve ne avessi trovato, non poteva più essermi gradita la intera raccolta; ma godo nell'avere osservato che non avete fatto parte ad alcuno di ciò che a me sola appartiene. Io serbo ancora tutti intatti questi pegni (diciamolo pure) del vostro affetto. Mi piace di rileggerli sovente io stessa, e qualche volta di farne udire alcuno anche ad altri, ma di essi non deve esisterne mai copia alcuna finché io avrò vita.


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Lettere a Cencia
Volume Primo e Secondo
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 246

   





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