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      La nostra presente situazione è così brutta che a fronte delle vostre brighe mi abbisogna una piacere da voi. Mamà vuole avanzare al Sovrano supplica per riavere con sé la figlia, e viste le sue follie ne vuol chiedere la tutela rapporto agli affari, e tentare anche di annullare la donazione fatta alle monache ove la madre non è affatto nominata, o rivendicare almeno i doni fatti ad Amadei, che, essendo oggetti di valore forte, una ragazza non poteva donare. Oltre di ciò vorrebbe reclamare contro Amadei come seduttore e contro il vescovo Bernetti, suo direttore di coscienza, che fu complice alla sua fuga. Dal modo col quale vi espongo i diversi punti di questo reclamo voi conoscete bene che io non sono al caso di stenderlo. Vi prego dunque, caro Belli, di stendere voi una supplica energica e commovente, come voi sapete scrivere. Io già non saprei come farla, eppoi la mia testa dopo questa disgrazia è affatto svanita: gli altri di casa stanno peggio di me.
      Favoritemi dunque voi, mio caro Belli, ed unirò questa a tante altre mie obbligazioni. - Scusate se non vi parlo di altro, ma proprio non ho mente. Non dimentico però il vostro Ciro, che saluto di cuore. Tutti i miei e specialmente Matilde vi dicono tante cose amichevoli. Addio, caro Belli, addio. Investitevi della nostra situazione e credetemi costantemente
     
      La vostra C.
     
      Caro Belli, osservate quanti disgusti ci ha dati Ignazîna! io però non voglio replicare quello che diffusamente vi ha narrato Cencia, ma vi accerto che mi ha punto al vivo.


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Lettere a Cencia
Volume Primo e Secondo
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 246

   





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