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      In casa d'Astianello c'eran sempre state le razze di cavalli; orbene, egli continuava quell'abitudine, le razze ci sarebbero sempre, per l'appunto. L'estesa dei pascoli era immensa e colā nitrivano e sgambettavano i puledri delle cavalle ch'egli aveva ereditate puledre dal padre suo. Le razze di casa d'Astianello erano antiche e pregiate e costituivano una questione di dare ed avere non indifferente nonchč una delle pių apprezzate vanaglorie della famiglia. Il Principe, a dirla qui fra noi, non se ne intendeva pių che tanto, ma altri della casa se ne intendeva per lui e qualchevolta i suoi cavalli, buscavano il premio alle esposizioni ippiche. E allora che baldoria nella tenuta!
      Il Principe amava parlare dei suoi cavalli. Specialmente quando qualche imprudente e zelante amico tentava intavolare, anche alla lontana, quel benedetto argomento del matrimonio. Allora sė che entrava in campo la scienza ippica. Il Principe prendeva a sfoderare le sue cognizioni in fatto d'allevamento. Apriti cielo.... S'intende piova, ma non tempesta. Ed era invece tempesta, ma cosė fatta, a chicchi cosė grossi, cosė innumerevoli che il povero interlocutore seccato a morte, stordito, assordato, non vedeva l'ora di battersela e alla prima interruzione, se la batteva senz'altro. Il Principe rideva e continuava... a non sposare.
      Da qualche anno in qua il nerbo degli amici cospiratori aveva mutato sistema. Avevano detto: lasciamo fare al tempo. Ma il tempo passava senza recare sulle sue decrepite ali una seconda principessa d'Astianello.


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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano
1884 pagine 180

   





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