Ora anzi stava meglio di prima a furia di cure e d'aria d'Astianello, ma non era proprio il caso di tormentarla nè per l'ardire, nè per l'amore allo studio. Tutte cose che verrebbero poi a tempo debito. E se non verrebbero... nemmen più tardi... poco male!
Il Principe, un po' per gusto proprio, un po' per la bambina, passava buona parte dell'anno ad Astianello. Quella gran libertà della campagna, la sovranità assoluta ch'egli vi esercitava, si confacevano al suo carattere di feudatario benigno. Si sa; ogni tanto una scappatina o a Parigi o a Torino, o a Firenze per rifarsi un po' della solitudine. Bene spesso un'invasione d'amici alla villa; qualche grande caccia che vi riuniva delle gaie brigate, occasioni gradite d'esercitare una ospitalità larga, franca, veramente opulenta nella stessa sua semplicità. Nessun cerimoniale, s'intende, nessun sussiego, tutto schietto, alla mano, un po' all'antica, abbondanza eccessiva, una buona dose di sperperi e d'abusi, ma lieta anche questa, quasi consacrata dall'abitudine e dalla gratitudine. Una moltitudine di persone di servizio, per far poco o nulla, ma per scialare allegramente alle spalle del padrone che ignorava molto e tollerava assai, ed era oggetto, da parte di quanti se la godevano alle sue spese, d'una specie di culto, grossolano forse, ma se non altro sincero.
La villa era bellissima, vecchia, ma d'un'architettura già emancipata dallo stile greve e freddamente monumentale del più delle sue contemporanee. S'alzava in mezzo al giardino su un rialzo di terreno che componeva una vasta spianata tutta coltivata a fiori.
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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano 1884
pagine 180 |
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