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      Ronzava continuamente attorno all'uscio serrato, correva di qua e di là, assorto nel pensiero che tutto lo dominava; aspettando impazientemente l'alba che gli avrebbe agevolata l'occasione di tornare in quel paradiso perduto e di cacciarsi in un cantuccio. Oh! non importa dove, pur che fosse là, vicino al box, dove Rowena collo sguardo stanco memore del male sofferto e fatta ancor più intelligente dalla recente maternità, fissava la piccola bestiolina pelosa che ancora non sapeva reggersi in piedi.
      Così venne la mezzanotte.
      Era un tempaccio tempestoso: una luna color di sangue acceso battagliava con una irosa schiera di nuvoloni plumbei, che la volevano affogare. Lontano lontano, in un denso nereggiamento dell'orizzonte, si susseguivano, con un brontolìo cupo e prolungato, tre o quattro voci di tuoni, intesi a soperchiarsi l'un l'altro. A un tratto, in mezzo a una folata di vento che passava, soffocata rasente al suolo, Drollino sentì poco lungi un certo fischio sommesso, che col vento non aveva nulla a che fare.
      - Cosa sarà? - disse il ragazzo insospettito ma senza paura. Era già nell'ombra; vi rimase, anzi s'ingolfò meglio nel buio, passando dietro una gran macchia di ortensie e coll'acutissimo sguardo prese a indagare, per quanto gli riesciva, il vasto sfondo del viale. Non andò guari che un secondo fischio, ma stavolta appena percettibile all'udito, gli giunse da quella direzione. Poi vide confusamente un gruppo di due o tre persone camminare lente, con somma cautela, verso il fianco settentrionale della villa.


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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano
1884 pagine 180

   





Rowena Drollino