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      Si svegliò di botto, spaventato. L'idea della scelta torturava già la sua pigrizia. Simile a quel sibarita che sudava vedendo uno schiavo occupato a spaccar legna, egli si asciugava la fronte pensando alle venture perplessità del suo spirito quando si tratterebbe di decidersi. Già, prima di tutto, egli non aveva mai potuto soffrire le signorine, quelle modeste cifre incognite, quegli insipidi indovinelli ammantati di bianco, di celeste, di rosa, presso alle quali bisognava stare attenti alle proprie parole e agli occhi formidabili delle mamme. Ah! che cosa opprimente!
      Un momento pensò a una vedova. Ma poi scosse la sua bella zazzera bionda.
      Ah! no, una vedova! Ci sarebbe da lottare col.... fu.... poveretto. E poi.... sciocchezze, se vogliamo, ma per lui ci voleva il dominio completo, assoluto, primo. Ragazza, dunque, molto giovane, s'intende, appunto per poterla avvezzare a modo suo; denari molti, cosa indispensabile. Ma dove trovarla.... dove?
      Ci pensò un poco. - Che seccatura - conchiuse sbadigliando - ne parlerò a mia madre.
      E la sua mente riposò in quest'idea.
      Avevano finito di desinare, e la vecchia signora guardava di sottecchi Giuliano, il quale teneva fra le sua belle dita paffute una sigaretta di Salonicco, senza decidersi ad accenderla.
      La Duchessa Lantieri non era stata bella. Attualmente era molto santa, d'una santità sagace e che vedeva abbastanza lontano. La vecchia dama stava bene, comodamente, in quell'atmosfera d'una devozione che armonizzava colla sua fine e provata scienza del mondo.


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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano
1884 pagine 180

   





Giuliano Salonicco Duchessa Lantieri