... Poi, come se non bastasse, lì nel salottino c'era un odore di baccalà, che lo irritava al sommo.
- Che profumo! - -disse languidamente a sua madre, recandosi alle nari il fazzoletto coll'orlo ricamato a colori vivaci.
- È venerdì! - osservò umilmente la contessa.
Il male era che la cucina in quel quartierino ristretto si trovava a due passi dalla sala. E in corte, nello scuderie vuote, profanate, la sega andava in su o in giù stridendo allegramente.
Giuliano contemplò a lungo la pietra del suo anello, un occhio di gatto cinto da nitidissimi brillantini.
La Duchessa pareva contare i punti del suo lavoro in lana, ma il cuore, presago, le batteva, e le sue labbra fino sussurravano qualche cosa all'indirizzo di Nossgnôr!
Giuliano accese la sigaretta e disse placidamente:
- Dov'è?...
La Duchessa attonita alzò gli occhi. - Cosa? - E poi, siccome un animo l'avvertiva, soggiunse sorridendo: - Chi?
- Chi? (che orrore di sigaretta!) Dico; questa sposina, quando capita?
La Duchessa sentì un gran rimescolìo. Ma frenò la sua gioia. Sapeva che Giuliano non amava nè le scene, nè le spiegazioni. Con voce un po' tremante, con un pensiero d'accesa gratitudine verso Dio, rispose soltanto;
- C'è....
- Uhm! - borbottò Giuliano. E siccome era un magnanimo gentiluomo, chiese anzitutto:
- Bella?
La Duchessa ebbe un sorriso contento, e chinò il capo.
- Ricca?
La Duchessa alzò il capo.
- Tre milioni - susurrò poi con dolcezza infinita, assaporando lentamente la frase.
Giuliano guardò sua madre sul serio. L'aveva sempre stimata, ma ora una specie di languida venerazione sorgeva nel suo animo.
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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano 1884
pagine 180 |
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