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      Il matrimonio sarebbe celebrato a Torino, il giorno tal dei tali, e, dopo un viaggio di sei ore, gli sposi giungerebbero alla stazione ferroviaria di***, dove troverebbero le carrozze di casa per recarsi alla villa. I viali inghiaiati, dar aria all'appartemento celeste, quello della stanza da letto che dava sul terrazzino, e prepararlo per gli sposi. Il desinare per due, alle sette.
      Fu una gran cosa, quell'annunzio inaspettato, quel vento di padrone nuovo, che si era levato così repentino nell'atmosfera. Chi era? com'era lo sposo della signorina?... questo essere privilegiato che aveva incontrata una fortuna di quella sorte?...
      Le informazioni giunsero poche e alla spicciolata, ma qualche cosa si seppe di questo benedetto sposo. Era un Duca... un nobilone anche lui, che sino ad allora aveva fatta la bella vita... e di quattrini non glie n'eran rimasti molti. Si diceva però ch'era bellissimo, e la signorina si era innamorata di lui in convento... anche perchè una mamma avveduta aveva saputo metter le mani in pasta. Siccome il loro quartiere non era pronto, venivano ad Astianello.
      La curiosità era grande fra quella buona gente, e l'incertezza pure. Come l'andrebbe con questo padrone nuovo? Chi comanderebbe, lui o lei? E le razze? Se ne intendeva colui? Avrebbe saputo mantenerle bene?... Nei pascoli non si parlava d'altro. E, a misura che s'avvicinava il giorno dell'arrivo, una trepidazione più affettuosa, meno egoista, teneva agitati i dipendenti della tenuta, e questo era il pensiero del marito della signorina.


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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano
1884 pagine 180

   





Torino Duca Astianello