- Vieni, vieni! - ripeteva il Duca, null'altro che: "vieni." Ma quella parola vibrava.... ardente.... nell'aria fresca.
Milla lo pregava d'aspettare un momento.
- Oh! Giuliano.... no.... aspetta un momento.... ti prego.... guarda.... com'è bello!
Era smarrita, ansante; guardava quella gran pace di luce smorta, quella divina poesia notturna, che nell'ora suprema della sua esistenza metteva un minuto di suprema poesia d'amore.
Ma il Duca, in quel momento, non aveva nessuna voglia di contemplare la luna, la trovava anzi molto inutile...; non disse più: "vieni," ma, avanzandosi rapidamente verso Milla, la recinse con un braccio alla vita. Essa non lottò, lasciò andare il capo all'indietro, sinchè lo sentì appoggiato sul petto di lui, ed alzò gli occhi a guardar Giuliano. Allora egli chinò il volto, e le baciò la bocca dando un passo addietro. E così, adagino adagino, con quel metodo, camminando a ritroso, a furia di baci, di sconnesse parole, la ricondusse sulla soglia. Poi sciogliendosi per un momento si voltò repentino a serrar le gelosie, i vetri, le imposte e quanto diavolo c'era.
Di fuori, rimase il lume di luna, così perentoriamente messo alla porta.
E nel lume di luna, la faccia turbata, quasi stravolta di Drollino!
Sua! mormorò il giovane.... E digrignò i denti....
Si guardò attorno. Era precisamente in quel lato del giardino dove, otto anni prima, aveva avvertito l'avvicinarsi dei malfattori. Rivide, colla memoria, quelle tre faccie sinistre sbucanti cautamente dall'oscurità del viale!
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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano 1884
pagine 180 |
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Duca Duca Milla Giuliano Drollino
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