E tutto questo fu compiuto in un momento, con una maestrìa, una sveltezza, una bravura ammirabili.
- Bravo, Drollino! - sclamò la Duchessa con entusiasmo e guardando suo marito per vedere l'effetto che sortiva in lui lo spettacolo della valentìa di Drollino.
Ma il Duca non si degnò di esprimere la sua soddisfazione. Ordinò che sellassero la cavalla; voleva provarla.
L'intendente rimase un po' imbarazzato.
- Veramente.... signor Duca....
- Cosa? - chiese brusco il padrone.
- Ecco.... signor Duca.... certamente..., si figuri.... ma vede, quella cavalla.... sicuro.... è bensì un prodotto della tenuta, ma non appartiene propriamente alla tenuta.
- No? e di chi è?...
- Mia! - disse tranquillamente Drollino, che, disceso di sella, stava ritto accanto alla cavalla, guardando fisso il Duca.
- Ah! - rispose questi con suprema indifferenza.
Risalì in carrozza e si rivolse di nuovo al signor Damelli:
- Come mai si permette a un addetto alla tenuta di tener cavalli proprii?...
Damelli tentò una specie di giustificazione.
- Era stato il fu signor Principe, in ricompensa d'un importante servigio....
- Queste sono irregolarità - interruppe il Duca - cose che non dovrebbero accadere. Mi avvedo che ci sono varie riforme da fare in questa tenuta. Provvederemo, provvederemo.
Il signor Damelli, più ossequioso che mai, si affrettava a scappellare, vedendo che il Duca si disponeva a dar l'ordine di partenza. Ma i fastidi del buon intendente non eran finiti. Il Duca gli fè segno d'accostarsi, e gli disse abbassando la voce: - Caro signor Damelli, ella ha l'incarico di pagare a quel ragazzo il valore della cavalla e di farla condurre stasera in scuderia.
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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano 1884
pagine 180 |
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