Passione sitibonda di schiavitù, che nell'oggetto del suo culto crea infallibilmente il tiranno dell'oggi e forse l'annoiato del domani.
Alla sera di quel giorno memorabile, il signor Damelli, terribilmente imbrogliato e coll'aria d'un cane che ha lasciata scappar la lepre, si presentò al cospetto del signor Duca.
- Ebbene? - gli chiese questo imperiosamente.
Il sig. Damelli non sapeva da che parte rifarsi.
Ma finalmente, con molti giri e rigiri di frasi, finì col confessare che aveva fatto un buco nell'acqua.
- Oh! Eccellenza, si figuri, è proprio riconoscentissimo quel giovane, anzi mi ha detto di ringraziarla della sua generosa offerta.... Ma creda.... che non.... insomma sarebbe per lui una vera disgrazia.... Egli adora quella cavalla.... non vuole.... insomma non può separarsene!
- No? - disse il Duca. - Com'è ingenuo, caro signor Damelli. Non vede che quel ragazzaccio voleva far salire l'offerta?
- L'ho fatta salire, l'ho fatta salire - s'affrettò a rispondere l'intendente; - ho promesso una somma enorme, ho detto che il prezzo lo fissasse lui. Ma nulla.... l'ostinazione di quel giovane fu invincibile. Pare ch'egli abbia una specie di arlia per quella bestia.... Fu un attestato di riconoscenza del povero Principe, per un import....
- Basta! - disse il Duca, rosso come un galletto....
Congedò bruscamente il signor Damelli, e passò nella camera della Duchessa. Milla era occupatissima a provarsi un paio di scarpettine ricamate; ma vedendo entrare Giuliano con quel viso rabbioso, si spaventò. S'alzò, e, camminando con un piedino calzato e l'altro no, venne a incontrar suo marito.
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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano 1884
pagine 180 |
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