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      Tanto, che ne parlò addirittura coll'agente.
      - Non le pare che sarebbe bene mandarlo a spasso..., per dare una prova di energia...? per incutere negli altri una salutare idea della disciplina indispensabile? eh!...
      Ma l'agente, con infiniti riguardi, espose varie buone ragioni. Veramente, faceva osservare che, proprio, gli estremi non c'erano. Avrebbe fatto più dispiacere che effetto a tutti quanti, il vedere scacciato quel ragazzo. Sua Eccellenza sapeva senza dubbio il servizio da lui reso, tempo addietro, alla casa. E poi, bisognava riconoscere che aveva un'abilità straordinaria come allevatore e domatore.... e nel resto teneva una condotta irreprensibile.
      Giuliano capì il latino. L'ira gli era sbollita ormai, ed egli, annoiato da quella prolissa difesa, si sentiva tornare addosso la serena indifferenza del creolo. In cuor suo cominciava a trovare che proprio non valeva la pena! Per cui finì coll'esser magnanimo, e perdonò senz'altro a Drollino, col patto però che colui non avesse più a capitargli fra i piedi.
      Colui, dal canto suo, non aveva nessuna smania di capitar tra i piedi di quell'eccelso signore. La faccia del Duca non gli tornava punto simpatica. Trovava che rassomigliava a certi musi di cavalli traditori, sparmiafatica, che non ci pensano punto a tirare un calcio anche a chi li governa e riempie la mangiatoia davanti a loro.
      La sua maniera di stare in sella lo esasperava, ed egli si compiaceva di far osservare ai compagni il modo indegno col quale il Duca guidando, rovinava la bocca alle bestie.


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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano
1884 pagine 180

   





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