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      Certi amori, onesti, virtuosi hanno un carattere bizzarro, bene spesso. Si ha torto di non studiarli; sono anch'essi una curiosa varietà psicologica, hanno profonde e stranissime forme. Si è detto per molto tempo che il matrimonio è la tomba dell'amore; ma quando, per caso, n'è la culla? E peggio ancora, quando è tomba da un lato e culla dall'altro?... quando sulla verde sterilità del cipresso s'innesta un ramo di rosa nel pieno fermento dei suoi primi germogli?...
      Il Duca si compiaceva assai, specialmente sulle prime, di quell'adorazione costante, quasi insana. Il suo amor proprio era soddisfatto; qualche volta, in cuor suo, n'era leggermente commosso. Eppure.... accadeva, ogni tanto, ch'egli sentisse uno strano moto d'impazienza. Dio! com'era mai bambina quella cara Milla. Aveva certe fanciullaggini! Il lato sublime di quelle fanciullaggini gli sfuggiva.... non era stato abituato così...; le fantasticherie di sua moglie, certe esagerazioni poetiche del suo amore per lui gli riescivano, ahimè, alquanto stucchevoli! Gli toccava, certe volte, di fingere di capire ciò che Milla gli diceva e questa per il creolo, era una fatica improba! La sua lunga esperienza della donna gli tornava vana di fronte al carattere bizzarramente affettuoso di Milla, davanti a quel completo oblio di sè stessa, che in lei semplificava tutto, ad un punto eccessivo. Ora, la semplicità nella donna, era cosa affatto nuova per Giuliano; egli la confondeva facilmente colla povertà e mentre trovava che l'amore d'una cara e ingenua donnina era pur qualcosa di terribilmente elementare, non gli veniva mai la voglia o la curiosità di studiare le profondità possibili e i probabili congegni di questo sentimento elementare.


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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano
1884 pagine 180

   





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