Un giorno, le capitò, a caso, fra le mani, un romanzo inglese. In esso, due coniugi, nati uno per l'altro, fatti per essere costantemente virtuosi e felici, vedevano invece minacciata la loro felicità da un triste malinteso. Un'antica fiamma del marito faceva capolino nel loro presente, e per un momento le cose s'avviavano maluccio. Ma la moglie, col suo senno, colla sua presenza di spirito, con una fortunata audacia di confronti, avvedutamente cercati, con un'illimitata fiducia, dimostrata al marito, riesciva a scongiurare il pericolo, mentre il marito, subito ravveduto, avvertiva in quella lotta stessa e per la prima volta il valore morale di sua moglie. La rivale, vinta e schernita, s'allontanava, e il trionfo della moglie e della morale si affermava incontrastato. Tutto questo era molto gentilmente descritto nella calma sassone d'un nitido volume della Tauchnitz edition.
A vent'anni (tanti ne aveva Milla, Duchessa Lantieri), un libro è bene spesso una voce autorevole, una specie di suggeritore intimo, col quale l'immaginazione fervida non tarda a mettersi in rapporto. Nella sua ingenua ammirazione per l'eroina del libro, la nostra Milla attinse un'ispirazione che le parve un'ammirabile misura preventiva. Nel terrore d'un pericolo, che pure non esisteva al momento, essa trovò il coraggio strano, inverosimile di scendere deliberatamente a incontrarlo. Con un'audacia imprudente, in un accesso di temerario ardire, cagionato da un timore intenso, essa volle, con un colpo solo, tagliar tutte le teste possibili d'una Medusa avvenire, volle conquistare intiero il futuro, improvvisarsi grande, prudente, generosa e invincibile.
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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano 1884
pagine 180 |
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