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      Un brivido forte, ma tosto represso, agitò per un secondo la magra persona di Drollino. Un lampo, subito smorzato, passò nei suoi occhi neri; poi egli chinò la testa come un colpevole, e, sorreggendo Milla colla forza del suo pugno d'acciaio, l'aiutò a salire in carrozza. Essa non s'accorse per nulla dell'impressione violenta che Drollino aveva risentito in tutte le fibre dell'esser suo.
      Drollino fu d'un salto a cassetta, e via, di trotto serrato, per la strada fangosa. La Duchessa, rannicchiata nel suo plaid, immersa in uno di quegli assoluti abbattimenti d'animo e di corpo che susseguono quasi sempre all'ardore d'un sincero sfogo della mente o del cuore, si abbandonava al rapido moto della carrozza. Il suo sguardo inerte si smarriva nella nebbiosità malinconica, velata di piova, della campagna. E Drollino faceva volare i cavalli. Li sferzava continuamente, eccitandoli con certi ehp! stridenti, che parevano metter loro il diavolo in corpo. Il domestico, intimorito, lo guardava ogni tanto, senza ardire d'interrogarlo. Nell'interno della vittoria la vecchia guardarobiera, sgomentata, ripeteva sommessamente delle innumeri Ave Marie. La Duchessa non avvertiva nulla di quelle preghiere, nè di quel timore. Calcolava quanti giorni dovevano passare, prima che spuntasse quello della partenza di Olga.
      Giunsero a casa senza inconvenienti. Milla, nello scendere, s'accorse che a mala pena si reggeva in piedi. Si ricordò che non aveva ancor preso nulla; e perciò, invece di dirigersi verso il proprio appartamento, pensò di fermarsi un momento in sala da pranzo.


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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano
1884 pagine 180

   





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