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      Questa si trovava in un'altr'ala della villa, dove il rumore della carrozza che giungeva poteva benissimo non essere stato avvertito.
      La tavola per la colazione comune non era ancora preparata; ma, in un cantuccio appartato nel vano d'una finestra, un tavolino elegantissimamente apparecchiato, faceva testimonianza di un allegro asciolvere, testè compiuto da due persone. Infatti, il Duca e la Baronessa Olga avevano allora finito di prendere il caffè. Erano soli; nè ospiti, nè servi. Nella stanza vicina però risuonava incessante il clic clac delle palle da bigliardo, urtantisi continuamente sul panno verde, e un incrociarsi non meno insistente di voci mascoline.
      Olga era avvolta in un'ampia veste da camera di cachemir rosso cupo, e il suo collo spariva nelle pieghe intralciate d'una grande sciarpa di trina fiamminga. L'energia slava della testa spiccava maravigliosamente su quel piedestallo di trapunto e sullo sfondo di cuoio cesellato della tappezzeria.
      La Baronessa sedeva, molto allungata, su una poltrona, con un braccio penzolone. Fumava una sigaretta di tabacco orientale ed un molle sorriso sfiorava, tra le fresche gote carnose, le tumide e rosse sue labbra.
      Giuliano le era seduto vicino, a cavalcioni su una sedia, e teneva posata una mano sulla spalliera della poltrona. Aveva chinata la sua faccia, così bionda e regolare, verso di lei, tuffando con visibile piacere il naso armato di pince-nez, nel fumo acremente profumato della sigaretta. Poi d'un tratto, arretrando il naso colla mossa d'un fanciullo che s'allontana dal frutto proibito, mandò un sospiro tra mesto e comico.


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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano
1884 pagine 180

   





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