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      Questo bizzarro genere di malattia non è punto mortale in sè stesso, si può benissimo guarire, solo però quando lo si voglia assolutamente. Se no, si muore, commettendo innocentemente un insensato e crudele suicidio.
      Due settimane passarono così. Giuliano incominciava a impensierirsi, e il medico del villaggio a non saper più che dire. Un giorno, uscì a proporre che si chiamasse un altro dottore.... per avere un parere di più.
      - Ah! - disse Giuliano.
      Si sgomentò. E se veramente la povera Milla.... fosse proprio così malata.... per aver udito quello sciagurato colloquio! Che stupido era mai stato! E Olga lo aveva canzonato bellamente; dopo tutto!.... Mentre invece Milla l'adorava, povera creatura! Oh! sì!... ci voleva proprio un bravo medico, una celebrità. E la celebrità, chiamata telegraficamente da Giuliano, capitò pochi giorni dopo ad Astianello.
      Non disse gran cosa, in complesso. Parlò di nervi, di gran simpatico, d'anemia, di debolezza. E mentre faceva queste osservazioni e teneva fra le mani il polso bianco e magro di Milla, guardava attentamente ora Giuliano, ora la faccia rigida della Duchessa.
      Finì dunque coll'assicurare che non c'era nulla di grave; ordinò marziali, accennò alla necessità d'una vita molto quieta; e suggerì di passar l'invernata nel Mezzogiorno. Poi se ne andò, certo in cuor suo che quella donna soffriva crudelmente, senza concedersi uno sfogo. Il celebre dottore non era soltanto celebre, era vecchio, conosceva del pari la donna e la vita.
      Nell'andarsene, ebbe una sorpresa.


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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano
1884 pagine 180

   





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