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      Drollino ascoltava attentamente questi sfoghi della Carolina, senza dir nulla, senz'avvedersi che la cameriera belloccia e garbata avrebbe forse parlato anche di qualcos'altro. Egli aveva ben poco da fare in quei giorni e però ammazzava il tempo a furia di lunghe, faticose cavalcate, al ritorno delle quali Mia era bene spesso tutta bianca di schiuma.
      Qualche volta, in casa o pel viale Drollino si imbatteva col Duca. Giuliano non s'accorgeva sempre della presenza del giovane, ma Drollino avvertiva ogni volta, con una specie d'intuizione, l'appressarsi del padrone e se n'aveva il tempo, evitava l'incontro. Sentiva, vedendolo, uno strano brivido nel sangue, involontariamente digrignava i denti, gli veniva come un'insana voglia d'essere insolente verso quell'uomo, di ribellarsi a lui. Un'acre bestemmia pareva destarglisi in bocca. Ma allora gli veniva in mente la Duchessa, a cui le bestemmie spiacevano tanto, e non ardiva proferirne.... Eppure con quale piacere egli le avrebbe scaraventate in faccia al Duca.
      Lo odiava profondamente.... senza scrupoli di sorta. Egli non era persuaso di essere al suo servizio. La sua padrona era Milla. E ora Milla.... forse morrebbe per colui!
      Una volta Drollino, capitando in scuderia, ci trovò il Duca, che a passo lento e a capo chino traversava l'andito. Gli tenne dietro con uno sguardo torvo, e un'idea confusa, ma terribile, gli balenò nella mente.
      E per salvarsi da quel pensiero, ne evocò un altro, non mai completamente abbandonato per l'addietro, un pensiero che l'aveva agitato sin da bambino, quello di fuggire con Mia, d'andar lontano lontano.


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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano
1884 pagine 180

   





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