Poi tornò indietro, asciugandosi gli occhi un po' rossi. Si fermò a terreno e mandò a chiamar Drollino.
- Senti, Drollino, - gli disse appena se lo vide davanti, serio e muto come al solito, - di devi fare un piacere. Sceglimi in scuderia una bestia buona, sicura, proprio quieta.
- Ci sarebbe Calif, - rispose Drollino, dopo aver pensato alquanto.
Calif, ai suoi giorni, era stato un fiero corridore, ma ora era vecchietto assai e aveva smesso ogni baldanza.
- Bravo! Calif; per l'appunto. Sai cosa voglio fare?... Voglio montare a cavallo.
- Lei! - disse Drollino attonito.
Era noto a tutti, nella tenuta, che quell'angiolo della Duchessa aveva sempre avuto una paura terribile dei cavalli.
- Sicuro.... - continuò Milla. - Il Duca avrebbe tanto caro che imparassi. E ora, capisci, approfittando delle sue assenze, voglio fargli questa sorpresa.
Drollino represse una specie d'amaro sorriso, e stette immobile, ascoltando.
- A Nizza avevamo provato, in maneggio; ma sai, non vi riuscivo bene. Ho paura di non esser molto coraggiosa.... Oppure non sapevano insegnarmi. Ma ora, m'insegnerai tu, nevvero?
- Io? - disse impetuosamente, quasi spaventato, Drollino.
- Tu, sì.... - rispose Milla ridendo - cominciando da oggi. Ho la sella e tutto l'occorrente. Va a far sellare Calif, e aspettami in maneggio. Io mi vestirò frattanto, e fra mezz'ora scenderò.
E così accadde che Drollino divenne ipso facto maestro di equitazione della Duchessa.
Sulle prime, la cosa durò fatica ad avviarsi. Milla era terribilmente impacciata nella sua lunghissima gonnella di amazzone, e non sapeva raccapezzarsi in nulla.
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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano 1884
pagine 180 |
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