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      È proprio lui.... se sapesse.... quanti!...
      - Quanti?... Che?... rispose Drollino distrattamente.
      - Oh bella? denari. Non sa che lui perde sempre; e sempre paga.
      Il bello della cosa, pel ragazzo, era per l'appunto che il perdente pagasse. Drollino invece non esternò nessuna meraviglia. Ma con un susseguirsi, macchinalmente ragionato, di pensieri, egli finiva col chiedere a sè stesso: Come fa?...
      Battista aveva un forte salario; questo si sapeva. Ma si sapeva pure che aveva dei vizi, anzi molti vizi, e che a mantenerli tutti, non sarebbero bastate tre di quelle splendide paghe. E ora giocava così rovinosamente e pagava.... pagava....
      Di là, si sentivano correre le monete sul tavolo ma eran gli avversari che vincevano. Era facile, ascoltando, tener dietro alle varie fasi del giuoco.
      - Come mai? chiedeva ostinatamente Drollino a sè stesso.
      Finalmente ebbe termine la partita, ed i giocatori entrarono tutti nel botteghino, che si riempì subito d'un denso fumo di pipe, e dell'eco di grossolane esclamazioni, di parolaccie, di sguaiati scoppi di risa. I vincitori facevano gazzarra, ma il vinto era anch'esso di buonissimo umore e rideva, più rumorosamente degli altri. Anzi volle pagare ancora un bicchiere di vino bianco alla compagnia.
      - Diavolo! - urlò al ragazzotto che vedendoli già alticci, esitava a servirli, hai capito di stappare? Hai paura, forse, che non ti si paghi? Sappi, brutta faccia di pagnotta, che dove c'è Battista, la miseria non ci può stare e che a casa mia quando non ce n'è più, ce n'è ancora.


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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano
1884 pagine 180

   





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