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      Milla era svenuta.
      Drollino, con un salto da pantera, s'era gettato sulla cavalla, avvinghiandosele al morso, opponendo all'impeto delirante della corsa sfrenata la forza d'una resistenza quasi sovrumana. L'uomo ed il cavallo lottarono un momento, poi s'udì un nitrito di dolore, uno schianto di legnami che si spezzano, poi, in un nuvolo di polvere, si vide a pochi passi dal ciglio del burrone un informe gruppo di membra umane e cavalline, che dibattendosi e rotolando, cadevano assieme. La carrozza, con un ultimo violento sobbalzo, si fermò, mentre quell'ammasso s'agitava sul terreno con una serie di moti convulsi, che s'andarono gradatamente quietando. Tutto ciò era accaduto in pochi secondi. Il Duca aprì gli occhi, si vide salvo, e vide che Milla era soltanto svenuta. La sollevò fra le braccia e l'adagiò sull'erba, al sicuro. Poi si accostò di nuovo al legno spezzato. Vide Mia, distesa per terra, che dava gli ultimi tratti, e, sotto al fianco palpitante della cavalla, vide colui che con atto di auducia disperata era giunto in suo aiuto, in quel supremo istante di pericolo. Si chinò a guardare, e in quell'uomo, immobile, morto forse o privo di sensi, ravvisò Drollino.
      Il rimbombo dello sparo aveva chiamata gente. La Duchessa, che cominciava a riaversi, fu sopra una barella improvvisata ricondotta alla villa. Il Duca, rassicurato sul conto di sua moglie, volle tornare sul luogo del disastro dove i sopraggiunti finivano allora allora di liberare Drollino.
      L'infelice giovane era ancor vivo, ma il suo stato metteva raccapriccio.


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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano
1884 pagine 180

   





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