Drollino continuava a fissarlo col suo occhio da ciclope, acceso dall'ardor della febbre. Il silenzio continuava oppressivo, pesante.
Finalmente il Duca, tormentato, chiese a Drollino se avesse qualche cosa da dirgli.
- Sì, - rispose Drollino.
La voce di Drollino era orribile a udirsi: roca, sibilante, con un suono alterato, gutturale, come il congegno d'una macchina che, spazzata, stride sotto la mano di chi lo tenta.
Il Duca dominò un brivido, e continuò:
- Forse, nevvero, vuoi parlarmi dell'accidente in cui la tua generosa audacia.... Sapresti.... potresti dirmi chi?... Si dice che sia stato un attentato. E tu sai...?
- Lo so!
- Oh, te se prego.... parla.... Capisci bene, è necessario.... perchè possa premunirmi.... per l'avvenire.
Drollino ebbe una specie di sorriso, e le sue labbra si contrassero con un'espressione d'ironia.
- Non c'è più bisogno di precauzioni! egli non può più farle del male. Guardi....
E col fazzoletto indicò sè stesso.
Giuliano non poteva, non voleva capire. Gettò un grido.
- Tu? - disse finalmente, balzando indietro e tremando.
- Io.
- Tu.... sciagurato!... apposta?... apposta?... perchè rimanessimo uccisi?
Drollino scosse il capo.
- Non loro due.... io non sapevo che ci fosse anche la signora.... Volevo.... solamente lei....
Sulle tempie del Duca scorrevano grosse goccie di sudore.
- Tu - sclamò ancora - tu? ma perchè? cosa t'ho fatto?
- A me.... nulla - rispose Drollino fra due sibili. - Ma perchè guidava Mia? e perchè voleva far morire la nostra.... signora?
- Io? - gridò inorridito il Duca; - ma tu sei impazzito?
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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano 1884
pagine 180 |
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