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      Nel silenzio della stanza si sentiva l'affanno ormai, quasi parimenti angoscioso, di due aliti oppressi.
      Un gorgoglio s'affoltò nella gola di Drollino. Ma egli, con uno sforzo supremo, mormorò ancora una parola:
      - Si ricordi!...
      Poi tacque, cessò di guardar Giuliano, e adagiò il capo sui guanciali.
      Passò un minuto prima che il Duca trovasse la forza di uscire.
      Sulla soglia della cascina s'imbattè col dottore.
      - Sta male, eh! quel poveraccio? - chiese il medico, vedendo il viso alterato di Giuliano.
      - Sì.... - balbettò il Duca - temo che....
      - Per bacco!... l'ho detto subito che era affar di pochi giorni. Ma lei non ci venga più qui. Vada via, che questi non sono spettacoli per lor signori; e tanto, ormai è finita. Vada via, le dico, e mi cambi subito quella brutta cera, che, se no, son capace di farle un salasso qui sui due piedi.
      Giuliano rispose con un tentativo di sorriso agli scherzi e ai consigli del medico; poi s'allontanò adagio adagio, perchè dal cascinale non si avvedessero ch'egli si reggeva a stento sulle gambe. E solo quando fu lontano sulla via, lungi da ogni sguardo, nell'ombra discreta d'una macchia, allora soltanto si lasciò andare. Cadde a sedere su un tronco d'albero.... brancolando.... cercando un appoggio, come una donna che vien meno.
      Il Duca era vinto.... la scena era stata troppo forte per lui. Sulla sua fronte pallida il sudore si rinnovava ogni momento. Balbettava sconnesse parole.... batteva i denti.... rabbrividiva, smentendo, nel codardo abbandono di quel momento, tutta la sua calma di gentiluomo, la sua placidità di uomo forte, la sua stupenda indifferenza di creolo.


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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano
1884 pagine 180

   





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