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      Fortunato giovinetto, e fortunati noi pure, se le meritate lodi, delle quali lo onorano i suoi paesani, varranno a mantenerlo ostinato nel suo proposito e ad irritare sempre piú nell'animo di lui quella sete di fama che io vorrei necessariamente insaziabile ed eterna nei grandi ingegni, ma che però con danno universale si spegne talvolta per colpa della facile contentabilitá giovanile.
      Ora immáginati, amico mio, una musica quale noi la invocammo tante volte, allorché uscivamo di teatro inveleniti contro la crescente barbarie dei tempi nostri e stanchi di bestemmiarla. Que' precetti, che allora venivano dettati da noi, non erano per comune nostra fortuna uditi da altra anima vivente che ne potesse redarguire la troppa presunzione; e come ignote a noi sono le regole dell'arte musica, e cosí rimanevano ignoti agli altri i delíri nostri intorno a lei. Ma io intanto scommetto che il signor Rossini pensò forse piú ordinatamente, ma non diversamente certo di quello che noi facessimo. E però ti so dire che i desidèri nostri sono oggimai per grazia di lui avverati pienamente.
      Immáginati, dico, una tale musica, cantata con maestria inestricabile da due care voci femminili le piú simpatiche che tu possa desiderare, da un baritono destro nel mestiere suo quanto basti per poter secondare ottimamente ogni piú ardito professore e mantenere armoniosissimo ed esatto qualsivoglia concento a cui egli si frammetta, e da un tenore poi il quale ha tutte in pronto le piú recondite dottrine dell'arte e le vie tutte della seduzione e che, ad una rara e somma energia d'animo e ad una robustezza non comune di petto congiungendo un delicatissimo sentimento del bello, sa con fina disinvoltura riparare le onte che gli anni devono per natural legge aver recate alla sua voce.


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





Rossini