Ti ricordi, carissimo amico, quell'ultima lettera ch'io ti scriveva due mesi fa? Quella lettera riboccava di fantasie tutte negre, come l'anima mia era allora, piena zeppa di amarezze e travagliata dalla noia della vita, terribilissima delle umane sciagure. Oh se mi vedessi ora! Se vedessi come m'abbia guarito lo spirito questa magica operetta! Fa' conto che in vita mia non mi sovviene d'aver mai tanto benedetta l'esistenza come a questi dí. Mi sono riconciliato con me medesimo e cogli uomini; ed ora l'universo mi sorride innanzi seminato tutto di rose. Ed ogni oggetto che mi si affaccia io lo credo partecipe della mia gioia; ed ogni suono mi par l'eco che ripeta colla divina cantilena:
Questo cor ti giura amore,
mia speranza, mio tesoro.
E come l'anima si commove tutta, io me la sento dalle sedi segrete rispondere:
Questo cor ti giura amore,
mia speranza, mio tesoro.
Mille volte ho desiderata la tua compagnia. Mille volte ho desiderato di dividere con te questo diletto di paradiso. Che importerebbe a noi del sogghigno di quelle mute fisonomie calcolatrici, su cui non isbalza mai una scintilla dell'anima?
Invidieremo forse noi a costoro il letargo che gli assidera, noi che piú che per la mente viviamo pel cuore? Che se voi, o freddi filosofi, mi togliete queste care illusioni, questa violenza di emozioni, io offro alla vostra scure anche il collo mio, e vi cedo tosto e di buon grado la vita, per la pace del sepolcro: ma s'ella precede la morte, io l'abborro.
Ma tu forse sospetterai che a tanto incantesimo contribuisca non poco l'aspetto della bellezza e delle tante attrattive della gioventú. Maligno animo!
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