Se ai giorni nostri vivesse Omero, vivesse Pindaro, vivesse Sofocle, dovrebbono essi cambiare arte forse? No, in nome del cielo, no. Ma la differenza dei secoli renderebbe differenti le cose che que' poeti imprenderebbono ora a trattare. E la differenza delle cose indurrebbe di necessitá differenza nella mescolanza delle forme e nell'accoppiamento delle immagini. E Omero, Pindaro, Sofocle sarebbero poeti "romantici", volere o non volere. Ma l'arte loro sarebbe tuttavia quella stessa de' classici antichi. Che importa a me se il Cellini oggi mi cesella un vezzo per madama d'Étampes e domani un calice pel santo padre? Egli è pur sempre Benvenuto, l'orefice fiorentino. Ma questo Proteo irrequieto come l'amore, quest'arte della poesia, questa perpetua inventrice del bello, chi l'insegna? Le Poetiche forse? Sono forse le Poetiche che hanno sviluppate le menti a que' tre miracoli della Grecia? sono forse le Poetiche che dissero come tener la penna in mano a Dante, all'Ariosto, a Shakespeare? Al diavolo queste corbellerie! Mostratemi una Poetica anteriore alla esistenza di un poeta. Mostratemi un vero poeta educato e formato dalle Poetiche. Dov'è, dov'è? Io vi mostrerò de' poeti che colle opere loro hanno prestata materia di che rimpinzare di regoluzze un libruzzo a trenta maestruzzi. Io vi mostrerò trentamila pedanti, e tutti figli delle Poetiche, e tutti misuratori di sillabe, e tutti sputasentenze, e tutti teste di legno. Al diavolo colle Poetiche! Perché non t'incarni un'altra volta, o bella anima di Omar, tanto appena che ti basti tempo per discendere in Italia a metter fuoco a tutte le Poetiche, da quella di Aristotile fino a quella del Menzini?
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