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      Per riguardo all'Italia, io non saprei temere di un ostacolo dal semplice lato della bizzarria, da che l'Ariosto è l'idolo delle fantasie italiane. Però, lasciato stare il danno che a questi romanzi può venire dall'andar vestiti di una poco bella traduzione per le contrade d'Italia, dico che a me sembra di ravvisare in essi una cagione piú intrinseca, per la quale non saranno forse comunemente gustati tra di noi.
      Entrambi questi romanzi sono fondati sul maraviglioso e sul terribile, due potentissime occasioni di movimento per l'animo umano. Ma l'uomo che, per uscire del letargo che gli è incomportabile, invoca anche scosse violenti all'anima sua e anela sempre di afferrare siffatte occasioni, pure non se ne lascia vincere mai, se non per via della credenza. E il terribile e il maraviglioso, quando non sono creduti, riescono inoperosi e ridicoli, come la verga di Mosé in mano a un misero levita.
      L'effetto dunque, che produrranno i due romanzi del Bürger, sará proporzionato sempre alla fede che il lettore presterá agli argomenti di maraviglia e di terrore de' quali essi riboccano. Ora, dipendendo da ciò principalmente l'esito della loro emigrazione presso gli italiani, a me non dá il cuore di pronosticarla fortunata.
      Cominciamo dal primo. Ecco la traduzione del Cacciatore feroce.
     
     
     
      IL CACCIATORE FEROCE.
     
      Il conte di Rheingrafenstein(4) diede fiato alla cornetta: - Olá olá, su su, in piedi e in sella! -
      Il Suo cavallo mise nitriti, e via d'un salto si slanciò innanzi. E dietro a lui precipitosa a fracasso tutta la salmeria; e un correre, uno squittire di cani squinzagliati su e giú per mezzo a biade e prunaie, per mezzo a ginestreti ed a stoppie.


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





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