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      - Ribaldo, temerario, che a me contrasti! Ah perché non sei tu incarnato tu stesso nella migliore delle tue vacche, e in lei non è incarnata altresí ognuna di quelle sgualdrine? Che gioia sarebbe allora pel cuor mio lo incalzarvi tutti insieme a dirittura fino all'altro mondo!
     
      Olá, compagni! addosso addosso, dálli dálli! To to, qui qui, ciuee ciuee ciuee! -
      E ciascuno de' cani s'avventò aizzato sul primo oggetto che gli si parò innanzi. Insanguinato cadde a terra il mandriano, insanguinate caddero l'una dopo l'altra le vacche.
     
      A stento la belva si sottrae a quel macello, con sempre minor lena di corso. Spruzzata di sangue, intrisa di bava, eccola prendere il cupo della foresta e ripararvisi. Addentro addentro ella si inselva, e viene a trovar nascondiglio nella cappella di un eremita.
     
      Via via, senza posa mai. - To to, ciuee ciuee, to to to! - Allo scoppiar delle fruste, all'abbaiare de' veltri, allo squillare dei corni la schiera feroce anche colá si precipita.
      Il santo eremita uscí della cappelletta e si fece incontro con mite scongiuro.
     
      - Rimanti, rimanti, abbandona la traccia. Non profanare l'asilo di Dio.
      La creatura manda gemiti al cielo e implora da Dio il gastigo tuo. Lasciati per l'ultima volta ammonire, o la tua empietá ti trarrá in perdizione. -
     
      Sollecito il cavaliero a destra galoppa innanzi, e con dolcezza e bontá ammonisce il conte. Ma il cavaliero a sinistra lo infervora, lo instiga all'oltraggio maligno. E, oh Dio! ad onta delle ammonizioni del cavaliero a destra, egli si lascia traviare dal cavaliero a sinistra.


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





Dio Dio Dio