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      - Che empietá, che perdizione parli tu mai? Forse - grida egli, - forse che la mi spaventa gran fatto? Questa mia caccia, dovessi io anche vederla spinta fino al terzo cielo, che rileva, che monta a me? Sí, per Dio! vo' proseguirla, voglio sbramarmi. E sia pure a dispetto di te, o scimunito, e a dispetto di Dio. -
     
      Egli mena vibrata la frusta, dá fiato alla cornetta. - Olá, compagni, addosso addosso! dálli dálli! -
      Oh Dio! Ecco in un tratto spariscono innanzi a lui ed eremita e cappelletta; spariscono dietro a lui e cavalli e pedoni. E in un batter d'occhio, e fracassi e suoni ed urli di caccia, tutto tutto ingoia un silenzio di morte.
      Atterrito il conte gira lo sguardo; dá fiato alla cornetta, e la cornetta non rende suono; mette un grido, e non ha piú sentore della propria voce; vibra la frusta, e la frusta non fischia; sprona l'un fianco e l'altro al destriero, né può cavalcare innanzi o retrocedere.
     
      E subito intorno a lui un buio, e piú e piú sempre un buio, come di sepolcro; ed un mugghiare, come di marina lontana. Su alto per l'aria, al di sopra del suo capo, una voce di tuono grida tremenda con furor di burrasca questa sentenza:
     
      - O tiranno, o indole d'inferno, che insolentisci contro Dio, contro gli uomini, contro ogni cosa! Il singulto, il gemito della creatura e la tua iniquitá ti hanno citato a gran voce innanzi al tribunale, lá su dove arde la fiaccola della vendetta.
     
      Fuggi, empio, fuggi. E sia tu da qui innanzi per tutta l'eternitá perseguitato tu stesso in caccia dall'inferno e dal demonio.


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





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