Quindi è forse che il tedesco, leggendo il romanzo dell'Eleonora, lascia bensí che il cuore di lui si pieghi a compassione delle sventure della fanciulla; ma immediatamente corre colla idea all'enormitá del peccato commesso da lei nel rinnegare la provvidenza di Dio. Associata a quella idea eccoti subito l'altra: che ogni vendetta di Dio, per quanto fiera ella sembri a umano intendimento, non può mai aggiungere a tanto da pareggiare l'immensitá del delitto di cui si fa reo chi offende Dio di qualsivoglia maniera. Mesci ora insieme il sussidio delle idee religiose alla somiglianza che la favola della Eleonora dicemmo avere colle tradizioni popolari in Germania; e vedi come il tedesco s'induca ad essere liberale di credenza verso la catastrofe del romanzo. Nell'animo di lui direi quasi che il sentimento massimo sará quello dell'enormitá del peccato e della maestá di Dio irritata, e che la compassione per gli affanni amorosi della fanciulla non sará che un sentimento concomitante.
Se l'Italia leggente fosse composta di uomini tutti profondamente studiosi della loro religione, forse l'Eleonora, scendendo tra di noi, non verrebbe a capitare in terra straniera affatto. Ma quantunque in Italia v'abbiano teologi eruditissimi, io temo che il piú degli italiani, ancorché cattolici di buona fede, non si siano addimesticati tanto coi dogmi della loro religione da salvare per questi una costante reminiscenza in tutte le loro sensazioni. Il lettore teologo, anche in mezzo alle seduzioni della poesia, anche sbattuto dai palpiti ch'ella produce, stará fermo alle dottrine da lui conosciute e professate, e stabilirá tosto relazioni tra quelle e ciò ch'ei legge.
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