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      In totale mylord non era poi tanto su' cavilli. Ma io l'interruppi gridando: - Minuzie minuzie!
      - Minuzie? - diss'egli. - Minuzie per chi ci beve grosso. Il non sapere una cosa può anche non far vergogna a nessuno; ma l'esserne proprio al buio, e volerne ciarlar co' veggenti trinciando sentenze, è un vituperio. Pigliamo a modo d'esempio i due vocaboli or piú comuni in Milano, i due aggettivi "classico" e "romantico". Nessuna delle donne da me frequentate sa che cosa voglia dire "classico", che cosa voglia dire "romantico", nella nuova significazione data dai letterati a quegli epiteti. Derivano essi, come sapete, da teorie filosofiche, che per essere conosciute vogliono essere studiate; e quelle signore non le hanno studiate mai. Né fin qui c'è di che biasimarle. Le donne hanno a leggere a posta loro poesie e romanzi quanti vogliono; ed i poeti hanno obbligo di far di tutto onde piacere colle opere loro alle donne, e di tener conto del giudizio ch'esse ne dánno, poiché procede netto netto dalle sensazioni, senza miscuglio di pedanterie scolastiche. Ma i ragionamenti sull'arte, le speculazioni letterario-psicologiche, le teorie astratte elle hanno a lasciarle a chi è del mestiere. Come pretendono esse di intenderle bene, se sovente neppure chi ha fatti gli studi analoghi a quelle teorie mostra di averle intese? So che in Italia, com'anche in Inghilterra e da per tutto, questo vizio di volerla far da dottori, senz'altra suppellettile intellettuale che il dictum de dicto, è nell'ossa e ne' midolli non solo de' zerbini ciancerelli ma talvolta ben anche degli uomini d'aspetto grave; e che da essi le donne, delle quali io parlo, n'hanno forse pigliato il contagio.


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





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