I. - I romantici stimano molte parti delle poesie attribuite ad Ossian, ma non ne hanno mai consigliata l'imitazione.
II. - I romantici non vogliono nelle poesie dei moderni gli dèi d'Omero, ma proscrissero sempre altresí quelli dell'Edda. E se amano di vedere nell'Ariosto ed in Shakespeare le maghe e le streghe, non suggerirono mai a' poeti viventi di ammetterle ne' loro canti, quando non sieno piú vive nella credenza del popolo.
III. - I romantici non ricusarono mai di sottostare alle regole stabilite dalla natura e dalla ragione. E però eglino professarono sempre di star volentieri sottoposti a quel codice poetico a cui obbedirono Dante, il Petrarca, l'Ariosto, Shakespeare ed altri siffatti galantuomini.
IV. - I romantici non dissero mai che le poesie de' moderni debbano esclusivamente trattare delle cose cavalleresche e del medio evo. Né, deducendo pei loro canti argomenti e memorie storiche dal medio evo, intesero mai di voler persuadere gli uomini a darsi all'antica barbarie; come neppure i classicisti, ricantando la guerra troiana, hanno in animo di suscitare tutti i mariti moderni a pigliar vendetta della infedeltá delle lor mogli colla strage di centomila persone.
Speriamo che anche la parte contraria vorrá premiare con qualche regaletto del suo l'ingenua mediazione del sapiente anonimo.
GRISOSTOMO.
IX
GUERRE LETTERARIE IN ITALIA(26).
In Lipsia la fiera di San Michele fu quest'anno ricchissima di nuove produzioni letterarie. Una fra le altre ce ne capitò alle mani, singolare molto pel suo argomento, ed è quella che annunziamo.
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