E cosí i letterati d'Italia crebbero tante spine all'esercizio della letteratura, che al letterato onesto diventň pericolosa perfino la sua onestá.
Il signor Niemand parla sempre co' fatti alla mano, per modo che ci piange il cuore, ma dobbiamo pur dire ch'egli in gran parte ha ragione. E se la vergogna puň in noi qualche cosa, vaglia questa volta ad avvertirci come gli stranieri ci tengano l'occhio addosso, e come ci convenga camminare con prudenza e saviezza, onde non sieno da essi ricantate all'Europa le nostre turpitudini.
L'ultima volta ch'io fui in Italia, e saranno forse dieci anni - cosí dice alla pagina 224 il signor Niemand, - mi fermai lungo tempo in Milano. Ho veduto ivi agli ingegni nascenti strozzarsi dagli anziani le parole in bocca, la riputazione de' provetti lacerata da' provetti. Ho veduto ivi una lega di letterati mischiare insieme con perfide arti la fede letteraria alla fede religiosa e morale, per modo da far scontare con pene civili le innocentissime opinioni letterarie ai disgraziati ch'erano in odio alla lega. Ho veduto un uomo, che per altro godeva molto credito presso alcuni, il signor Lamberti, stabilire perfino questo assioma e stamparlo nel Poligrafo: che chiunque contraddicesse ad un'opera o ad una sola sentenza letteraria d'un pubblico professore nominato dal sovrano, contraddiceva al sovrano medesimo ed era ribelle alla sovranitá. Non credo che il governo sancisse allora in diritto queste massime di tirannia. Che importa? Il solo pronunziarle era un'offesa alla ragione de' buoni.
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