E di siffatta riconoscenza avrá la sua parte, benché in proporzione minore, anche il signor Roscoe.
Il tema scelto a trattare dal signor Roscoe nel discorso che oggi annunziamo è assai vasto. Egli si propone nientemeno che d'investigare le cagioni dell'origine e de' progressi delle scienze, delle lettere e delle arti, di riandare le vicissitudini ch'esse incontrarono, e di mostrare quanta relazione abbiano co' piú importanti accidenti della vita individuale e quanta influenza sulla felicitá generale de' popoli. L'intenzione massima del suo discorso è santissima. Egli vorrebbe condurre gli uomini ad un grado eminente di virtú civile e di prosperitá domestica mediante un esercizio maggiore delle loro facoltá intellettuali. Le massime filosofiche, i raziocini, gli esempi dimostrativi sparsi nel discorso sono tali da manifestar sempre l'onestá sincera dell'oratore. E soprattutto ne pare altamente sentito quel lungo passo ov'egli dimostra che de' progressi delle lettere e delle arti due precipue cagioni sono l'attivitá individuale e la libertá civile.
Questo argomento della libertá civile per rispetto alle lettere sembra essere il favorito dell'autore. A noi italiani per altro non riesce nuovo, da che l'Alfieri lo trattò piú ampiamente nella migliore delle sue prose. Se non che il signor Roscoe, avvicinandosi co' suoi princípi astratti qualche linea di piú al concreto, e volgendo la sua mira alla condizione vera ed attuale de' popoli d'Europa, stabilisce come assioma che il libero esercizio delle forze intellettuali non è creduto mai pericoloso da que' governi, i quali, qualunque sia la loro forma nominale, sanno d'essere forti della opinione pubblica.
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