Eccolo appena metter piede nel bosco; eccolo vibrare una sola saetta; ecco disperse tutte le nostre calamitá. -
Esce Dushmanta. Ha l'aspetto d'uomo travagliato dalla passione d'amore. Esprime in un lungo soliloquio le pene dell'anima sua: -... Ah! per me non v'è pace, salvo che nel rivedere l'amica mia. Il meriggio è cocente; di certo ella verrá colle sue compagne a ristorarsi sotto quest'ombre, in riva a questo ruscello. Di certo l'amica mia si nasconde in qualche parte di questi fioriti boschetti. Ecco le orme de' suoi piedi eleganti; eccole qui sulla sabbia; e le sono orme stampate di fresco. Eccola, eccola; la delizia dell'anima mia siede colle sue ancelle sovra un sasso liscio liscio e tutto cosperso di fiori recenti. - Còlto dalla timidezza, l'amante s'arresta; poi si nasconde dietro alcuni frascati, e non cessa mai dal contemplare la cara donna, e n'ode tutti i discorsi.
Sacontala è oppressa da un'angoscia segreta. Una febbre ardente par che le scorra per le vene. Meste le ancelle procacciano di prestarle ristoro. Dushmanta la rimira. - Oimè! - dice in disparte - oimè! quale sará la cagione fatale della sua febbre? Che fosse mai vero ciò che il cuore mi suggerisce? Amor forse? Misera! la sua fronte è riarsa, il suo collo è appassito, la sua persona è più smilza che prima, le spalle le cadono di languore, scolorata è la sua carnagione; ella pare un cespo di madhavi, a cui secca le foglie un vento infocato. Ma, benché trasformata di tanto, ell'è pur sempre bella e consola sempre l'anima mia.
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Dushmanta Dushmanta
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