Agli scalini del duomo vendevansi qui in Milano, sono pochi dí, al prezzo fisso di dieci soldi il volume, tanti libri e libracci usati, quanti bastavano a formare alla rinfusa un mucchio, del diametro di forse otto passi ed alto un mezz'uomo e piú. Passava di lá casualmente uno degli estensori del nostro giornale, e, datosi a frugare per entro a quel caos di sapienza avvilita e di pazzie umane mantenute tuttavia in eccessiva onoranza dalla tariffa del venditore, trovò modo di spendervi dietro anch'egli, bene o male, uno scudo. Raccomandò il prezioso acquisto alle spalle d'un fattorino del libraio senza bottega, avviandolo alla contrada tale, casa tale, numero tale; e, sborsato il prezzo, entrò in duomo, probabilmente per farvi orazione: i maligni dicono, per pigliarvi il fresco.
Sull'ora del pranzo tornato egli a casa, trovò il fagotto de' libri buttato in terra a piè della seggiolina della portinaia, che, sudicia né piú né meno di tutte le sue consorelle, pure non aveva voluto metter mano su di esso, per paura, diceva, d'impolverarsi, e soltanto si degnò di additarlo con un calcio allorché ne sopravvenne il padrone. La schifiltá della donna pareva essere una strana disarmonia in quella cameretta. Misurando con un'occhiata tutto il lercio dello stanzino e dell'abitatrice, un uomo filosofo avrebbe avuto di che fantasticare assai sulla ignobilitá corporale dell'umana razza e sul perpetuo ondeggiamento de' principi morali da cui muovono le nostre azioni. Una portinaia schiva d'imbrattarsi di polvere un dito!
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Milano
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