Veggo lo scrittorello, colui il quale vende ognora a gran prezzo ciò che val nulla: se stesso ed i suoi giudizi.
Veggo il vecchio Codro, cadente sotto il peso de' suoi volumi in foglio; né la rabbia basta a dargli forza per lanciarmeli contro.
E te pure non dimentico, o poetastro, celebratore de' pranzi illustri; e te pure, o Vafrino, piaggiatore de' grandi, che ti sei fatto un patrimonio colla loro vanitá.
Ma voi chi siete, pallide facce, tutte fosche di neri capegli, ora immote verso il cielo, ora inclinate mestamente alla terra? Ah sí, vi riconosco, Piloncino e Tartuffo, ipocriti di virtú, falsatori di religione.
E i vili si strinsero le destre, e congiurarono cosí:
- Costui né si vende né si compra; ma con un tocco ardito della sua penna sbalza dai volti le maschere e snuda la veritá.
Dunque pèra il superbo, pèra il nemico della patria, pèra il disprezzatore de' grand'uomini, il novatore mostruoso, l'esecrato filosofo pèra. -
Sí, calpestate il male sparso Caffé, o fallaci e crudeli dispensatori delle "ghiande saturnie". Abborritemi, vendicatevi. Ma prima ponete una mano sul mio petto, e sentirete che questo cuore batte tranquillo.
Il giorno non è lontano che la pianta felice da noi collocata ne' campi d'Esperia porterá piú copioso il suo nobile frutto; il suo frutto che non manda fraganza, se nol tormenti col foco(63).
E voi pure tormentateci, o gente saturnia! Ma noi, alleati col Tempo, atterreremo su queste pianure i vostri boschi di querce; né piú vi sará dato d'imprigionare tra l'ombre le menti dei mortali.
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