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      Questi, comunque pienissimi, non possono pareggiare la grandezza di un favore tanto spontaneo. e ch'io sentirei di non meritarmi, se dovessi por mente soltanto alla picciolezza mia individuale. Ma il voto di codesti elettori io lo ravviso piuttosto come un omaggio voluto rendere a de' princípi; e di questo mi trovo lieto, e direi quasi superbo e consolato.
      Sí, egregio signor presidente, io sono convinto che gli elettori di Monticelli, nel nominar me, lombardo, a deputato alla Camera, non hanno voluto fare altro che protestare della ferma adesione loro al principio d'unione che stringe i popoli dell'alta Italia in un popolo solo, guardiano e difensore guerriero de' confini dell'intera nazione: principio, questo, che è sempre stato il desiderio de' miei tanti anni d'esilio, perché tenuto da me sempre come il fondamento imprescindibile di quella libertá e di quella indipendenza che tutti vogliamo quanti siamo popoli di quest'Italia. Che se io, sinceramente zelatore ostinato di libertá, sono altrettanto nemico della licenza e della anarchia, non penso che i miei elettori di scordassero da me ne' sentimenti, allorquando deponevano nell'urna il nome mio. I tempi sono difficili; e, nell'assumere io l'onorevole incarico di rappresentante del popolo, sento quanto poveramente potrò sostenerne la dignitá. Solo mi affida alquanto il buon volere in me, e piú assai il buon volere negli elettori, se vogliano assistermi de' loro consigli.
      Sí, davvero, i tempi sono difficili; e tanto piú lo sono, in quanto che le moltitudini lasciano gavazzare a tutta lor posta gli scompigliatori d'ogni concordia, i suscitatori d'improntitudini, e se ne stanno esse oziose colle mani sotto le ascelle: come se la sopravvegnente anarchia non fosse per essere la rovina loro universale, la rovina di ogni bene morale e materiale, la rovina di tutto quanto esse hanno sperato nei lunghi secoli della servitú; come se tutto questo scombuglio non fosse per tornar profittevole all'Austria, che lo fomenta ella stessa per mezzo de' molti suoi segreti emissari, travestiti da demagoghi e mascherati da sicofanti.


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





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