Società è il bottegaio di faccia che è contro la rivoluzione perché ha paura che gli portino via, come al tempo del moto per il caro-viveri, i prosciutti e i fiaschi d'olio; è il mio vicino di casa, povero più di me, ma che dice che «i ricchi ci fanno lavorare»; è il mio vicino di officina che sogna il giorno in cui il partito comunista sarà padrone del governo e comanderà su tutti; è il mio amico socialista che darà il voto al deputato perché ha fatto avere un sussidio governativo alle cooperative.
Di fronte a me sta la società, con le sue idee fisse, con i suoi pregiudizi, con le sue meschinerie, con le sue brutalità. Operaio, riconosco che il sindacato è un'arma di lotta e di formazione, e mi organizzo. Lotto per qualche centesimo di più di salario, per un'ora di meno di lavoro, pur di contribuire a smuovere la massa operaia. So che ben pochi operai hanno una chiara coscienza classista. Se parlassi di espropriazione e di socializzazione i più ne sarebbero impauriti e, dubbiosi, si ritrarrebbero dalla lotta. Quindi parlo di miglioramenti di salari, di orari, di disciplina. Vedo che il voto per sezione di sindacato assicura la maggioranza ai socialisti, ai funzionari attaccati alla propria poltrona come il bottegaio al proprio banco, ma, se critico il sistema antidemocratico, temporeggio, ché la maggioranza non sente la questione. Minatore in una cava di lignite so che l'escavazione costituisce un passivo nell'economia nazionale e che una forte percentuale di minatori potrebbe tornare ai campi dai quali viene e dove possiede qualcosa, ma non posso mettermi a richiedere licenziamenti, ché mi metterei contro quasi tutti i minatori, il deputato socialista che, d'accordo con i padroni, strappa sussidi allo Stato, nonché i suoi satelliti.
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