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      Se non ne terremo conto, avremo altri fascismi.
      Il calcolo di ogni strategia è un calcolo di forze. È triste che molti dei nostri continuino a vedere soltanto il popolo insorgere all'attacco della cassaforte, dell'officina, del campo; mentre quella dell'espropriazione non sarà che una piccola parte della rivoluzione italiana. A meno che non vogliamo che i rivoluzionari e i lavoratori non ne buschino di nuovo e ancora più sode.
      Di paradisi comunisti se ne parlerà fra qualche secolo. Ora è roba da far ridere e far pietà insieme. L'anarchismo non ha, al di fuori di quello sindacale, che un terreno sul quale battersi proficuamente nella rivoluzione italiana: il comunalismo. Terreno: politico. Funzione: liberale democratica. Scopo: la libertà dei singoli e la solidità degli enti amministrativi locali. Mezzo: l'agitazione su basi realistiche, con l'enunciazione di programmi minimi.
      Il nostro comunalismo è autonomista e federalista. Ritornando a Proudhon, a Bakunin e a Pisacane, come fonti, ma aggiornando il loro pensiero al lume delle enormi esperienze di questi anni di delusioni e di sconfitte, potremo adattarlo alle situazioni sociali e politiche di domani, quali possiamo prevederle possibili, se sapremo dare alla rivoluzione italiana un indirizzo autonomista, sul terreno sindacale e su quello comunale. Anche fra noi vi è il volgo, difficile a fare orecchio nuovo a musica nuova, che a impostazioni di problemi e a soluzioni oppone vaghi disegni utopistici e grossolane invettive demagogiche.


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Umanesimo e anarchismo
di Camillo Berneri
pagine 88

   





Proudhon Bakunin Pisacane