».
De Ambris si limitava a formulare dei quesiti, ma, anche senza fare della psicoanalisi, è evidente che il modo della loro formulazione era il riflesso dell'idea: il corporativismo ha qualche cosa di buono. Opinione, questa, che è stata esplicitamente enunciata all'ultimo congresso S.F.I.O. dal deputato socialista Montagnon e dal deputato socialista Dèat. Il primo ha detto:
«Il capitalismo muore. Secondo le nostre formule noi dovremmo essere felici di questo crollo del capitalismo, della rovina di questo sistema che noi condanniamo tutti i giorni. Invece non siamo felici, siamo inquieti...».
Inquieti perché il capitalismo crolla «prima che la sua evoluzione sia completamente terminata», sì che dalle sue rovine «non potrà sorgere il socialismo, ma il caos», dato che «non crediamo nelle capacità del proletariato al potere di assicurare al paese una vita per lo meno uguale a quella che c'era prima». Soluzione? Un «regime di transizione» che non sarà né capitalista né socialista e che avrà come base «l'ordine, l'autorità e la nazione». Parlando del fascismo italiano, Montagnon ha detto:
«Avete mai studiato completamente, freddamente questo genere di corporativismo sviluppato che sembra corrispondere, d'altronde, a un'evoluzione attuale generale?».
Dèat ha precisato che il regime corporativo è un sistema intermedio tra il capitalismo e il socialismo, dicendo:
«Blum ha detto: ci possono essere nella storia dei periodi di transizione, delle forme intermedie di società. Queste forme intermedie, voi non vi siete sbagliati, sono appunto le forme fasciste.
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