Proudhon, di origine proletaria, è di tutti gli scrittori anarchici il più influenzato dall'ideologia e dai sentimenti della piccola borghesia. Grave, calzolaio, è caduto nello sciovinismo democratico il più borghese. Ed è innegabile che gli organizzatori sindacali di origine operaia, da Rossoni a Meledandri, hanno dato, proporzionalmente, il maggiore numero d'inserimenti.
Il populismo russo e il sorelianismo sono due forme di romanticismo operaista delle quali è continuatrice, formalmente, la demagogia bolscevica. Gor'kij, che è uno degli scrittori che ha vissuto più a lungo e più profondamente in mezzo al proletariato, scrive: «Quando costoro (i propagandisti) parlavano del popolo, lo sentii subito che essi lo giudicavano differentemente da me. Ciò mi sorprese e mi rese diffidente verso me stesso. Per essi il popolo era l'incarnazione della saggezza, della bellezza spirituale, della bontà e del cuore, un essere unico e quasi divino, depositario di tutto quello che è bello, grande e giusto. Non era affatto il popolo che io conoscevo».
Arturo Labriola, al quale tolgo la citazione sopra riportata (Al di là del capitalismo e del socialismo, Parigi 1931), la fa seguire da questi ricordi:
«Potrei aggiungere la mia esperienza personale, essendo nato in una classe di artigiani-artisti, che vivevano in contatto immediato con le classi del lavoro materiale, ed erano essi stessi dei proletari. I lavoratori che ho conosciuto fin dai primi anni di vita erano uomini in tutto e per tutto degni di pietà, ingenui e istintivi, creduli, inclini alla superstizione, volti alla vita materiale, affettuosi e creduli nello stesso tempo con i figliuoli, incapaci di ricavare dalla propria vita di lavoratori un solo elemento di pensiero particolare alla loro classe.
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Rossoni Meledandri Labriola Parigi
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