Se invece si determinerà, per massiccio precipitare di eventi e audace iniziativa di minoranze, una crisi rivoluzionaria, le forze rivoluzionarie si qualificheranno e si organizzeranno in base ad affinità sostanziali in relazione ai grandi problemi della ricostruzione.
Non è difficile prevedere sin d'ora – a meno di revisioni profonde e augurabili da parte comunista – la futura possibile linea di frattura delle forze rivoluzionarie. La frattura avverrà presumibilmente in relazione alle antitesi: autorità-libertà; dittatura-autonomie; socialismo o comunismo dispotico centralizzatore; socialismo o comunismo democratico federalista liberale. Guai se i fautori di un socialismo liberale e libertario saranno divisi in dieci gruppi e sottogruppi; guai se non sapranno disciplinarsi e organizzarsi solidamente. L'esperienza russa è lì a dimostrarci che nella fase iniziale, inevitabilmente caotica e critica, della rivoluzione, può riuscire facile a una minoranza armata impadronirsi dello Stato mettendo a tacere tutte le altre correnti, specie se queste sono deboli o divise. Mentre noi staremo a disputarci entro che limiti debba contenersi un potere centrale, altri faranno di questo potere centrale la macchina inesorabile che tutti ci schiaccerà.
Ecco il problema, il vostro problema, socialisti anarchici: esaminare se vi convenga, per mantenervi fedeli all'assoluto libertario, conservarvi anche domani in setta a parte; oppure se non vi convenga concorrere, nell'interesse essenziale degli ideali che vi sono cari, a dar vita in Italia al nuovo grande libero movimento socialista italiano, condividendone coraggiosamente sin dall'inizio le corresponsabilità e i rischi tanto alla base quanto al centro.
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Stato Italia
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