Dato che tu e gli altri dirigenti di G. L. siete persone colte, mi pare che la discussione possa essere impostata non sui residui tradizionalisti dell'anarchismo bensì su quel che di vivo, ossia di attuale e di razionale, voi vedete nell'anarchismo contemporaneo.
Noi e voi abbiamo di fronte il problema di come imprimere alla rivoluzione italiana un indirizzo autonomista in politica e socialista-liberista in economia.
Per il momento, mi limito alla prima questione, per chiedervi di formulare in modo chiaro il senso dell'art. 13 dello schema programmatico di G. L.: «repubblica democratica organizzata sulla base delle più ampie autonomie locali e sulle istituzioni autonome della classe lavoratrice». Non ti nascondo che dopo che il sovietismo leninista si è trasformato nello Stato bolscevico che ha negato il primo completamente, attribuisco ai programmi un valore molto relativo. I movimenti politici navigano per forza di venti e l'apriorismo razionalista dei programmi è quasi sempre destinato a dissolversi a contatto dell'irrazionale, ossia della storia in atto. Il sinistrismo del programma fascista del '19 ha ingannato molti, ma non era deliberatamente ingannatore. Il giellismo che è attualmente, in molte sue formule e in molti suoi atteggiamenti, vicino all'anarchismo, può domani allontanarsene in una situazione di compromesso a dispetto dei suoi dirigenti e di parte dei suoi quadri. Non vi attribuisco tenebrose manovre, ma non considero il vostro movimento abbastanza omogeneo nella sua formazione e abbastanza elaborato nel suo programma per rinunciare a riserve attuali e a preoccupazioni per l'avvenire.
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