Assai importanti per gli orizzonti nuovi che aprono e a mio avviso veramente geniali sono pure i due studi di Tec (altro compagno italiano) su Stati d'animo dei lavoratori industriali (Quaderno 10) e Civiltà industriale (Quaderno 12). Quando parlo di libertarismo del XX secolo è anche agli articoli di Tec che penso. I cinque studi sopra ricordati – a parte tutto l'indirizzo del nostro movimento – sembrano sufficienti a situare, senza possibilità di equivoci, il nostro movimento. Quanto a quello che succederà domani, caro Berneri, non è a noi, ultimi venuti, senza responsabilità per il passato e, se non erro, abbastanza coerenti e fermi sinora, che si possono muovere rimproveri in anticipo o intentare processi alle intenzioni. Plechanov, teorico bolscevico, Kropotkin, teorico anarchico, si pronunciarono in Russia per la guerra nel 1914; altrettanto fecero il socialista Mussolini e gli anarchici e sindacalisti Rocca e Corridoni in Italia. Federzoni non era stato anarchico in gioventù? È consigliabile dunque che nelle discussioni relative al domani ci mettiamo su piede di parità, con lo stesso coefficiente di male e di bene, di deviazioni possibili e di fedeltà irriducibili. Gli uomini passano, le idee e anche i movimenti restano.
Non mi rimane ormai molto spazio per fissare qualche idea intorno al nostro socialismo federalista liberale.
Telegraficamente direi (uso il condizionale, alcune di queste idee essendo personali):
1) che per G. L. il federalismo politico territoriale è un aspetto e un'applicazione del più generale concetto di autonomia a cui il nostro movimento si richiama: cioè di libertà positivamente affermata per i singoli, gruppi, in una concezione pluralistica dell'organizzazione sociale;
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