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      Ma l'umanesimo si è affermato nell'anarchismo come preoccupazione individualista di garantire lo sviluppo delle personalità e come comprensione, nel sogno di emancipazione sociale, di tutte le classi, di tutti i ceti, ossia di tutta l'umanità. Tutti gli uomini hanno bisogno di essere redenti da altri e da se stessi. Il proletariato è stato, è e sarà più che mai il fattore storico di questa universale emancipazione. Ma lo sarà tanto più quanto meno sarà fuorviato dalla demagogia che lo indora e ne diffida, che lo dice Dio per trattarlo da pecora, che gli pone sul capo una corona di cartapesta e lo lusinga perfidiosamente per conservare, o per conquistare, su di lui il dominio.
      Dittatura del proletariato: formula equivoca quanto il popolo sovrano. La voce del proletariato non è vox Dei né latrato di cane, bensì voce di uomini, multicorde e discordante come ogni voce di collettività umana.
      Il genio popolare non è un demiurgo né il caos, bensì grande fiume che straripa e qui distrugge e là feconda e tende a ritornare troppo presto nel letto antico.
      La rivoluzione non è un'oligarchia di statue solenni in piazza motosa, bensì epica bellezza di collettivi eroismi, bassa marea di collettive viltà, rigurgito belluino di delitto di folla, costruzione di un ordine novo in cui le élite tengono la squadra e il compasso e le moltitudini apportano i materiali, le braccia e l'esperienza artigiana.
      Niente dittatura, né del cervello sui calli, né dei calli sul cervello, ché ogni uomo ha un cervello e il pensiero non sta nei calli.


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Umanesimo e anarchismo
di Camillo Berneri
pagine 88

   





Dio