C. BERNERICap. I
LA COMMEDIA DELLA FEMMINA E LA TRAGEDIA DELLA DONNA.
La garçonne tipica è la femmina che vuole mascolizzarsi. È femminista, perchè vuole somigliare all'uomo. Si crede libera, perchè è scimmia. Non si avvede che tra la donna e l'uomo ci sono differenze psichiche irriducibili quanto quelle fisiche. Non vuole attuare in sè una vita superiore a quella della donna comune, passivamente onesta e schiavescamente laboriosa, ma conquistare la libertà volgare del maschio: quello di fare i propri comodi sessuali. Da questa lebbra di modernità scaturisce l'ermafrodito fenomeno dell'emancipate. Fenomeno che sarebbe impressionante fino a portare alle più apocalittiche previsioni sociali e morali, se la cosa non si risolvesse, nella generalità dei casi, in una truccatura. La garçonne è femmina, suo malgrado. Può radersi i capelli, può portare il colletto inamidato e i polsini, può arrivare a vestire i pantaloni, ma non rinuncerà a dipingersi le labbra, ad incipriarsi, a bistrarsi gli occhi, ad ossigenarsi. Non potrà non fermarsi davanti alle vetrine di moda, non osservare le tolette delle passanti, non camminare con passo ancheggiante. E, moralmente, rimarrà donna, anche se femmina aspirante maschio. Nonostante la spregiudicatezza arrossirà per superflui pudori, nonostante la maschera di maschile cinismo una confusa nostalgia, una sensazione viva di manchevolezza, di fastidio, rimarrà in lei e la tormenterà. Non sarà una piaga profonda ed aperta, sarà uno di quei piccoli calli che si fanno sentire dopo una camminata, ma la felicità non la troverà nella variabilità degli uomini, nelle grasse libertà del parlare, nelle oscene complicazioni erotiche.
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