.., una impiegata che ha paura di perdere il posto»; «soltanto le brutte e le insipide sono oneste».
È inutile snocciolare altri esempi. Ce ne sarebbe da fare un volume, sulla delinquenza letteraria. Tale è questa fioritura di scritti che, mentre mirano alle forti tirature, assumono pretenziosi toni igienisti e sociologici, che fanno colpo sui giovani e contribuiscono a ribadire e a diffondere quegli equivoci, quelle banalità, quei pretesti che i più degli uomini amano ripetere per sciocca smania di far dello spirito ed amano ripetersi per tacitare quei rimorsi e respingere quegli scrupoli che sorgono dal fondo della coscienza.
Così la donna è destinata ad essere bistrattata dai puritani e dagli immoralisti, dai conservatori e dai sedicenti rivoluzionari. Ma i primi la trattano meno male. Almeno la idealizzano. Chi la vorrebbe, come il Giuliotti, a filare la lana, a figliare una volta all'anno, a fare la monaca delle marmitte, vuole che la donna inaridisca in una rinuncia continua ed anacronistica. Ma almeno non viola interamente la natura spirituale della donna, almeno non misconosce e non infanga la sua dignità di vestale della casa e del mondo. Ma coloro che, invece, identificano la donna emancipata con la femmina in cerca di maschi per un'ora di libertà in albergo, coloro che vorrebbero la donna imputtanisse, sono dei ruffiani. La donna sceglie tout court e per un'ora, l'amante, o è una emancipata da romanzo pornografico, o è una puttana dilettante. Come vive quest'emancipata?
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Giuliotti
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